Gay Pride Russia 2015. Arresti e pestaggi.

Gay Pride Russia 2015. Arresti e pestaggi.

Scontri tra forze dell’ordine e manifestanti a Mosca. 15 arresti e feriti tra le file dei manifestanti. Questo l’esito del Gay Pride Mosca 2015.

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Il “Niet” alla manifestazione dei diritti dei cittadini russi LGBT era giunto una settimana prima dal sindaco di Mosca, Sergey Semyonovich Sobyanin (Sindaco di Mosca dal 2010. Membro del Partito Russia Unita) avvisando, attraverso il suo portavoce che chiunque avesse ignorato volutamente il divieto a manifestare, avrebbe corso dei seri rischi.

In un secondo tempo anche la stessa magistratura aveva confermato il divieto alla manifestazione organizzata dagli attivisti russi LGBT.

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In Russia dal 2013 vige una Legge federale che vieta categoricamente la “propaganda” omosessuale per tutelare (Secondo la controversa Legge federale russa) i minori e non solo.

Chiunque parli in pubblico dei diritti, amori o speranze dei cittadini russi LGBT potrà essere denunciato alle autorità russe con l’accusa di aver fatto “propaganda omosessuale” con pesanti pene pecuniarie (Fino a circa 15mila euro di multa) che siano essi artisti, attivisti, personaggi pubblici o semplici cittadini russi o stranieri non importa. Nessuno in Russia deve “occuparsi” dei diritti dei cittadini russi LGBT.

Questa Legge federale non specificando cosa si intenda per “Propaganda omosessualeè utilizzata per vietare preventivamente ogni forma di protesta come eventi pubblici o privati, manifestazioni e concerti a favore delle lotte degli attivisti russi LGBT.

Il movimento (Semiclandestino) “Russian LGBT Networklo si può ritenere l’unica aggregazione di attivisti LGBT di tutto il Paese che da diversi anni porta avanti la battaglia per rivendicare la libertà e il diritto di essere ste sessi in una Russia omofoba.
(Prosegue dopo la foto)

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La stessa Legge federale ha fatto sentire protetti e al dì sopra della legge le associazioni di estrema destra e ultranazionalista per non parlare poi di quelle composte di estremisti religiosi che non hanno perso tempo a purificare alla loro maniera la “Sacra Patria Russia” con pestaggi, aggressioni in luoghi pubblici, adescamenti di giovani omosessuali attraverso i siti d’incontro e filmando le umiliazioni che infliggevano alle loro vittime per pubblicarle online come avvertimento.

Curiosamente la Russia non è stata la prima a mettere al bando la “Propaganda omosessuale” a protezione dei minori, infatti, negli anni ’80 in Gran Bretagna furono introdotte delle disposizioni dall’allora Governo Conservatore guidato dal Primo Ministro Margaret Thatcher che vietavano qualsiasi insegnamento sull’omosessualità nelle scuole.

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Legge abrogata nel 2003 solo dopo l’intervento della Commissione delle Nazioni Uniti sui Diritti dell’Infanzia, che aveva esaminato solo l’anno precedente la controversa legge, perché il Regno Unito deve “Fornire informazioni adeguate e sostegno ai giovani omosessuali e transessuali”.

Anche la Russia ha sottoscritto la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia ma il Governo Russo prosegue sulla strada dell’omofobia di Stato e sul divieto della libertà di parola e pensiero.

Nonostante questa drammatica situazione, gli attivisti per i diritti dei cittadini LGBT russi non hanno rinunciato a realizzare un Gay Pride di Mosca davanti all’ufficio del sindaco.

Una manifestazione che ha scatenato una decina di militanti anti-gay ultraortodossi che con il loro “classico” nastro argento-oro di San Giorgio (Simbolo del nazionalismo russo) hanno da prima lanciato uova contro gli attivisti LGBT russi per poi aggredirli fisicamente. E come accade in queste determinate situazioni, intervengono le autorità per sedare gli animi.

Nikolai Alexeiev (Attivista russo per i diritti dei cittadini LGBT) ha denunciato su Twitter gli abusi subiti da parte della polizia durante la manifestazione: “Siamo stati arrestati e picchiati al 10/mo Gay Pride di Mosca” e secondo l’agenzia di stampa russa non governativa “Interfax” non si conosce ancora la sorte delle 15 persone arrestate come il luogo esatto dove sono stati portati e attualmente detenuti.

Il braccio di ferro tra attivisti russi per i diritti dei cittadini LGBT e le forze di polizia è iniziato nel 2006, anno in cui ai cittadini LGBT è stato fatto divieto di manifestare per le vie di della capitale della Russia e nel resto della Nazione.

L’anno scorso erano state arrestate due donne per aver srotolato uno striscione di protesta con i colori “Rainbow”, simbolo universale del movimento LGBT.

Fonte: La Stampa; Il Fatto Quotidiano; Libero; Huffington Posto Italia

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