Violenza domestica in una coppia gay

Le violenze domestiche in famiglia sono in fenomeno che fa notizia solo quando finisce in tragedia con l’omicidio del coniuge maltrattato o in casi ancora più estremi con l’uccisione dei figli. Le denunce non servono a molto, perché in molti casi il coniuge violento riesce a compiere la sua tragica vendetta anche dopo tre denunce alle autorità competenti e il più delle volte le vittime sono donne, mogli, fidanzate e conviventi. Donne picchiate, violentate, umiliate all’interno della loro abitazione dall’uomo che amavano e che si è rivelato per un mostro sanguinario che le sottomette con crudeltà per una sua visione malata e perversa della figura femminile. I centri anti-violenza aiutano a trovare il coraggio di denunciare e iniziare una nuova vita alle vittime di violenza ma quando è un uomo a rivolgersi in questi centri e alle autorità di polizia per denunciare il proprio compagno per violenza domestica?

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Qualche mese fa nel Bolognese, un uomo di 35 anni dopo quattro anni di percosse, abusi sessuali e menzogne ogni volta che si recava a farsi medicare al pronto soccorso ha ripreso in mano la sua vita e ha denunciato il suo compagno alle autorità per violenza domestica. Una scelta difficile e sofferta presa grazie anche all’aiuto della madre e degli amici che l’hanno convinto a quel gesto dopo che un giorno di novembre del 2014 è svenuto a causa delle forti percosse ricevute dal suo ex compagno, un uomo di 29 anni con una forte dipendenza dalla cocaina. Dopo aver troncato quella malsana relazione, si è recato alla polizia per sporgere denuncia, che come prima azione l’hanno aiutato ad allontanare l’ex da casa. Incubo concluso? Purtroppo per lui no, infatti, il suo ex ha continuato come se niente fosse a minacciarlo, presentandosi una decina di volte sul luogo di lavoro di Marco (nome di fantasia) in compagnia di due amici e armato di un coltello con l’intento di spaventarlo. Questi episodi gli sono costati il posto di lavoro presso la ditta di pulizie, perché il titolare stanco dei fastidi ha deciso di non rinnovargli il contratto di lavoro. Il racconto di Marco ha qualcosa di incredibile e umiliante:

<< Se tornassi indietro non denuncerei più, chiuderei la relazione e basta. È stato troppo umiliante. Alcuni agenti mi hanno detto che avrei dovuto rispondere alle botte del mio ex visto che sono un uomo.  Mi sono sentito io quello sbagliato, incapace di difendersi. E il centro antiviolenza a cui mi sono rivolto ha deciso solo dopo una riunione straordinaria di accettare il mio caso: ho dovuto chiamare decine di volte. Poi abbiamo iniziato il percorso, ma con un grande imbarazzo. Ero il primo uomo che vedevano.  E che dire delle dichiarazioni che ho rilasciato nell’ufficio del pm, mentre un flusso di persone andava avanti e indietro, sghignazzando per i miei racconti? Credo che le persone e le strutture non siano pronte per storie come la mia. Quando la vittima di violenza domestica è un uomo tutto diventa più difficile. Avrei voluto trovare le istituzioni all’altezza della situazione, invece mi sono solo sentito a disagio>>.

La “Fondazione emiliano-romagnola per le vittime di reati” che dal 2004 aiuta le persone che hanno subito lesioni gravi in Emilia-Romagna ha aiutato Marco con un aiuto piscologico e per loro è stato il primo caso di violenza domestica in una coppia gay. Secondo Elena Buccoliero, direttrice della “Fondazione emiliano-romagnola per le vittime di reati”: << Non sarà sicuramente l’unico, ma episodi del genere non emergono. C’è più paura a denunciare e a raccontare da parte delle stesse vittime>>.

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La paura e la vergogna da parte di chi subisce non aiuta come conferma Marco: << Il problema è il senso di vergogna. In quanto uomo ti senti in difetto, pensi che non dovresti nemmeno essere lì. E attorno a te non trovi nessuno che sappia davvero come aiutarti>>.

La violenza domestica all’interno di una coppia omosessuale maschile è molto più frequente di quanto si possa pensare. Negli Stati Uniti lo studio effettuato dalla Northwestern University di Chicago ha dimostrato che tra il 25% e il 75% di gay, lesbiche e bisessuali sono vittime di violenze domestiche mentre nelle coppie eterosessuali le donne che subiscono violenza sono il 22% contro il 7% degli uomini ma cosa è dovuto questo fenomeno così preoccupante? I ricercatori hanno individuato nel maggiore stress che un gay subisce nella vita di tutti i giorni e che alla fine ‘scarica’ all’interno della coppia contro il partner più ‘debole’. Anche secondo Marco una delle cause della sua disavventura con il suo ex potrebbe essere lo stress: << Credo che per il mio ex compagno sia stato, almeno in parte, così: in quanto gay abbiamo tutti addosso una vulnerabilità maggiore, che in certe personalità può trasformarsi in violenza. E non c’è mai nessuno specialista davvero esperto di queste situazioni a cui rivolgersi, né dalla parte della vittima né da quella del violento. Voglio raccontare questa storia per fare in modo che chi la vivrà dopo di me possa avere un trattamento migliore. Magari uno sportello per gay nei centri antiviolenza, o uno dedicato ai casi di violenza domestica presso Arcigay, per esempio>>.

Purtroppo per Marco la situazione non si è ancora conclusa, in quanto, le forze dell’ordine stanno cercando il suo ex per notificargli il divieto di avvicinamento e lui vive nel terrore: << Ho paura di trovarmelo davanti, ho paura che mi faccia del male. Per riprendermi e provare a vivere lo stesso sono partito dai piccoli gesti: tengo in casa una spia luminosa così la notte, quando mi sveglio, ho sempre un punto di riferimento. Se ne può uscire, io ci sto provando>>.

 

 

Fonte: Corriere della Sera

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