Al mondo esistono innumerevoli culti religiosi ma quelli che la fanno da “padroni” sono il Cristianesimo, l’Ebraismo, l’Islamismo e il Buddismo. I quattro principali culti religiosi hanno fedeli sparsi in tutto il mondo come i loro rispettivi luoghi di culto, dove gli “addetti ai lavori” annunciano le liete novelle ai fedeli presenti.
Finalmente anche il Buddismo si metterà in pari con le altre fedi religiose in materia di omofobia, infatti, in Tailandia, dove la maggioranza dei cittadini professa il credo Buddista, è stato approvato un disegno di legge che preverrebbe il divieto alle persone LGBT di poter diventare monaci. Il seguente disegno di legge, presentato in agosto, dovrà poi passare per l’Assemblea Legislativa Nazionale per diventare legge a tutti gli effetti. L’idea di “proteggere” il buddismo non è recente, infatti, le autorità religiose del paese già nel 2006 avevano presentato il disegno di legge ma i precedenti governi sia civili sia militari l’hanno sempre respinto.
Secondo i presentatori del disegno di legge “Il Buddismo è uno dei pilastri della nazione tailandese, perché religione con il maggior numero di credenti tailandesi. Pertanto, tutti i buddisti dovrebbero unirsi in maniera paternalistica per proteggere il buddismo per far prosperare e rafforzare i principi della dottrina e l’etica per sviluppare la qualità della propria vita”. Quindi a ogni cittadino LGBT deve essere interdetto l’accesso alla vita monastica buddista e al tempo stesso, il disegno di legge permetterebbe anche al Consiglio Supremo Sangha (SSC) e al governo di punire chiunque sia ritenuto una minaccia per la loro visione della dottrina buddista. Questo include gli abati che ordinano, consapevolmente o inconsapevolmente, dei monaci con “comportamento sessuale deviante” perché “vergogna” della dottrina buddista. E la pena (valida sia per gli abati sia per i monaci ordinati) potrebbe essere di un mese di galera. I monaci fanno il voto di celibato e la maggior parte di essi sceglie di non rivelare il proprio orientamento sessuale, anche se si ritiene che alcuni monaci di alto rango del Consiglio Supremo Sangha (SSC) sia omosessuale.
Nell’ambiente buddista sono tutti d’accordo con questa decisione del Consiglio Supremo Sangha (SSC)? Diciamo che si sono levate alcune voci in netto contrasto con questa legge di carattere discriminatorio e omofobo come Sulka Sivaraksa, uno dei membri fondatori della rete internazionale di buddisti impegnati ha dichiarato che questo disegno di legge “mostra stupidità e brama di potere”.
Il disegno di legge prevede che i soli monaci considerati pericolosi al buddismo come i cittadini LGBT possano essere perseguiti, ma il testo di legge non specifica in nessuna parte quali azioni o comportamenti possano essere ritenuti dannosi verso il buddismo. Quindi oltre che a discriminare le persone in base al proprio orientamento sessuale e non, la sua applicazione se mai dovesse essere approvata a livello nazionale, sarebbe almeno problematica e al tempo stesso potrebbe essere usata per delle vendette personali e guerre intestine per il potere. A questo punto uno potrebbe insinuare il dubbio che un suo diretto “concorrente” a un’alta carica sia gay e il malcapitato si ritrova in prigione mentre l’accusatore ha la strada libera per occupare quella carica.
A questo punto sarebbe interessante poter sentire i pareri di Dio, Allah, Jahvè e Budda riguardo all’odio verso le persone LGBT dei loro ‘vice’ sulla Terra.