Unioni Gay. Italia non pervenuta.

La vittoria del fronte del “SI” al referendum irlandese sul riconoscimento del matrimonio fra persone dello stesso sesso ha mandato un nuovo e forte segnale (Forse l’ennesimo) a tutti governanti e cittadini delle Nazioni che fanno parte dell’Unione Europea che ancora oggi nel XXI° Secolo non riconoscono nella propria legislatura queste unioni che siano civili o equiparate al matrimonio a poca rilevanza anche perché sarebbe tempo di approvarle, senza troppe lungaggini.Irlanda_LGBT

In Italia dopo l’ufficializzazione della vittoria del fronte del “SI” i politici dello “Stivale” (Pd, Sel, M5S e altri) sono saliti sul carro dei vincitori (Come sempre) e hanno iniziato a pontificare sull’accelerazione  dei disegni di Leggi riguardanti il riconoscimento delle unioni civili ancora bloccate in Parlamento.

Quanto durerà l’effetto “Referendum irlandese”?  Il tempo di un battito d’ali di una farfalla.

Durante ogni campagna elettore per le consultazioni politiche la coalizione del Centro Sinistra ha sempre portato avanti la battaglia per attuare una legge per il riconoscimento delle unioni civili fra persone dello stesso sesso e ogni volta giunti al potere sparisce dai radar della politica nazionale per ripresentarsi ogni tanto nel corso della legislatura come il cucù meccanico che esce fuori dalla sua casetta per scandire l’ora.

Pure il Governo Renzi in campagna elettorale aveva cavalcato l’onda di questa battaglia sui diritti civili e ancora a distanza di anni dal suo insediamento l’Italia non riconosce le unioni civili fra persone dello stesso sesso, e se si osservano le passate legislature a marchio Centro Sinistra in fatto di unioni civili, hanno sfornato solo delle ridicole sigle (PACS, DICO etc.) e nulla di più. (Continua dopo la foto)irlanda-oggi-il-referendum-per-aprire-o-meno-alle-nozze-gay-1

Recentemente il Nuovo Centro Destra (NCD) alleato di Governo del Partito Democratico (PD) ha dichiarato, tramite il suo massimo dirigente Angelino Alfano di essere pronti a discutere sulla questione delle unioni civili fra persone dello stesso sesso, escludendo a priori la comparazione al matrimonio tradizionale, il divieto in fatto di adozioni di minori e il divieto alla reversibilità della pensione così da accontentare il suo forte alleato al Governo e al tempo stesso a non deludere i suoi elettori. Il classico accordo all’italiana per accontentare tutti e non scontentare nessuno.

Nel nostro Paese si è sempre affermato che il ritardo relativo al riconoscimento delle unioni civili fra persone dello stesso sesso è dovuto (Oltre che alla reale mancanza di volontà dei nostri politici) alle pressioni del Vaticano, dei politici appartenenti all’aria cattolica (Presente all’interno dello stesso PD), da associazioni cattoliche (Le Sentinelle in Piedi), dalla destra e in fine dall’estrema destra. Tutti uniti per impedire, secondo loro, la disintegrazione dell’istituzione del matrimonio e della stessa famiglia “tradizionale” ma se osserviamo bene da vicino il caso dell’Irlanda cercando di andare oltre il risultato referendario avremmo delle sorprese, in particolar modo leggendo le dichiarazioni politiche.

No_omofobia

Due dichiarazioni colpiscono maggiormente, quella del Taoiseach (Capo del Governo della Repubblica d’Irlanda) Enda Kenny membro Partito denominato Fine Gael (Centro Destra, membro del Partito Popolare Europeo) e quella dell’Arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin.

Quindi Centro Destra e Chiesa Cattolica irlandese a confronto sull’esito del referendum sui matrimoni gay.

La dichiarazione dell’attuale Taoiseach Enda Kenny (Capo del Governo della repubblica d’Irlanda) Enda Kenny durante la campagna referendaria: “Parliamo del diritto a pronunciare tre piccole parole: Sì, lo voglio. Ci avviciniamo al centenario di quella rivolta (Centenario della Rivolta di Pasqua del 1916 considerato un tassello importante per la costituzione della Repubblica d’Irlanda) e un SI credo che sarebbe un potente messaggio a livello internazionale sul cammino compiuto dall’Irlanda per diventare una nazione giusta, compassionevole e tollerante”.

La dichiarazione del dopo referendum dell’attuale Arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin: “Felice per la gioia di gay e lesbiche. Si tratta di una rivoluzione sociale. La Chiesa accetti la realtà. Ci dobbiamo fermare, guardare ai fatti e metterci in ascolto dei giovani. Non si può negare l’evidenza”.

Dichiarazioni che viste dall’Italia sembrano incredibili ma che nel resto delle Nazioni democratiche europee sono nella norma.

Chissà… forse uno dei tanti Universi paralleli esiste una Nazione simile all’Italia all’avanguardia sui diritti civili, dove ognuno è libero di sposare chi si ama e dove la parola “amore” significa solo “amore”.

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