DJ Fabo è andato via. Politica ipocrita

DJ Fabo è andato via. Politica ipocrita

DJ Fabo è andato via. Politica ipocrita

DJ Fabo ci ha lasciato dopo anni di sofferenza e richieste di una morte assistita. Nel 2014 DJ Fabo è rimasto vittima di un grave incidente automobilistico che l’ha reso cieco e tetraplegico e dopo anni ha chiesto di morire in maniera dignitosa e per farlo è dovuto andare in Svizzera.

Fabiano Antoniani (39 anni) è morto stamani in Svizzera presso una struttura specializzata in decessi assistiti. DJ Fabo si è recato in Svizzera accompagnato da Marco Cappato che adesso rischia 12 anni di carcere (Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni) ed è stato proprio lui a dare l’annuncio tramite il suo profilo Twitter: “Fabo è morto alle 11:40. Ha scelto di andarsene rispettando le regole di un Paese che non è il suo”. Morto in esilio per colpa di una Nazione, di uno Stato, di una classe politica che non hanno il coraggio di discutere e approvare una Legge sull’eutanasia.

DJ Fabo prima di recarsi in Svizzera aveva lanciato un appello alla classe politica italiana per una Legge sul fine vita. Appello caduto nel vuoto. La sua decisione di recarsi all’estero per una morte dignitosa ha riacceso il dibattito sull’eutanasia e sulla libertà delle persone a poter decidere come e quando andarsene da questo mondo.

Il caso di DJ Fabo è l’ultimo di una serie di altri casi che hanno spaccato l’opinione pubblica e la stessa classe politica (Pensiamo al caso Englaro, al caso Welby) e tutti finiti nell’oblio, una volta passata la notizia.

Purtroppo l’opinione degli uomini in sottana che stanno nella riva opposta del Tevere, continuano a condizionare le scelte istituzionali di una Nazione laica solo a parole e cattolica romana nei fatti.

Proprio l’altro ieri, sul quotidiano Avvenire (Organo della Conferenza Episcopale Italiana) è apparso un invito a DJ Fabo a ripensare alla sua decisione di eutanasia. Appello lanciato da Matteo (19 anni) disabile sin dalla nascita in maniera grave e che ha bisogno di assistenza 24 ore su 24:Voglio rispondergli perché io conosco bene la fatica di vivere in un corpo che non ti obbedisce in niente. Voglio dirgli che noi persone cosiddette disabili siamo portatori di messaggi molto importanti per gli altri, noi portiamo una luce. Anch’io a volte ho creduto di voler morire, perché spesso gli altri non ci trattano da persone pensanti ma da esseri inutili. È vero noi due non possiamo fare niente da soli, ma possiamo pensare e il pensiero cambia il mondo. Fabo, noi siamo il cambiamento che il mondo chiede per evolvere! Tieni duro!”.

Un appello quello di Matteo come tanti che rispecchia il pensiero del suo autore, però ognuno di noi ha il diritto di scegliere della propria vita come ha fatto Matteo, vivendo e come ha fatto Dj Fabo morendo. La differenza è che Matteo può vivere in Italia, mentre DJ Fabo è stato costretto a morire in esilio per la mancanza di una legge sull’eutanasia.

Purtroppo l’opinione pubblica e la classe dirigente (Maggioranza e Opposizione) si ricordano della mancanza di una legge sull’eutanasia solo dopo i gesti estremi come quello di DJ Fabo e allora tutti a dire la loro pro o contro che sia ha poca importanza. L’importante è farsi vedere per un puro e semplice calcolo politico, incolpando agli avversari. Alla fine nessuno di loro vuole una legge sulla pratica dell’eutanasia.

Adesso tutti a parlare e pontificare (Scusatemi l’espressione) con il corpo ancora caldo di DJ Fabo ma tra una settimana nessuno si ricorderà più di lui e di una legge sull’eutanasia come accaduto per Englaro, Welby e tutti quelli venuti prima di loro che hanno preso la dolorosa decisione di lasciare questo mondo in maniera dignitosa.

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