Al mondo esistono persone la cui vita è stata ricca di avvenimenti e tragedie che si sono intrecciate con la storia dell’umanità.
Persone la cui storia personale è degna di essere raccontata.
Persone la cui storia personale ha qualcosa da insegnare.
Persone come Pierre Seel.
1982. Il vescovo di Strasburgo, lancia attacchi omofobi dal pulpito e fu quell’avvenimento che fece decidere a Pierre Seel, dopo circa trent’anni di silenzio di raccontare il vero motivo del suo arresto e incarcerazione da parte della Gestapo.
Pierre Seel fu incriminato per il ‘reato’ di omosessualità.
Quella rivelazione squarciò per la prima volta il velo ipocrita che nascondeva agli occhi dei benpensanti la tragedia (sconosciuta) della deportazione e uccisione degli omosessuali nei campi di sterminio nazisti.
L’Omocausto. Una tragedia conosciuta a pochi e sconosciuta a molti.
Pierre Seel, nato nel 1923 in Alsazia all’età di 16 anni denunciò alle autorità il furto del suo orologio, avvenuto in un parco, noto come luogo di battuage omosessuale e per questa ragione fu schedato (a sua insaputa) come omosessuale. Una schedatura che gli costò l’arresto e torture per due settimane da parte della Gestapo durante l’occupazione della Francia nel 1940.
L’anno successivo fu deportato nel campo di concentramento di Schirmeck con l’accusa di omosessualità e per diversi mesi dovette subire ogni sorta di violenza e torture, sino a quando non fu costretto a far parte dell’esercito nazista e spedito sul fronte russo per combattere. Dopo il termine del conflitto, rientrato in patria non poté raccontare a nessuno quello che aveva subito durante l’internamento (come la maggior parte degli internati omosessuali) e alla fine convolò a nozze con una donna da cui ebbe tre figli.
La pubblicazione della sua autobiografia dove raccontò tutta la sua vicenda
come l’episodio della perdita della persona amata per mano dei nazisti, contribuì a far emergere ancora di più la tragedia delle deportazioni degli omosessuali.
Una tragedia che si portava dentro da anniche una volta rivelata all’opinione pubblica, perse la famiglia, infatti, gli fu proibito di incotrare i suoi nipoti.
Da quel momento iniziò la sua decennale battaglia nei confronti delle autorità francesi per il riconoscimento dei deportati omosessuali e poco alla volta, riuscì anche nell’intento di far dialogare i movimenti gay con le associazioni di ex deportati e partigiani per il riconoscimento delle vittime dell’Omocausto. Nel 2001 le autorità francesi iniziarono ad invitarlo alle celebrazioni della Giornata della Memoria, riconoscendo ufficialmente le vittime omosessuali.
Pierre Seel divenne uno dei più importanti esponenti francesi e europei del movimento LGBT e con la sua autobiografia ‘Io, Pierre Seel. Deportato omosessuale’ e con la testimonianza rilasciata per il documentario ‘Paragraf 175’ riuscì a far emergere un lato terribile delle deportazioni naziste, oscurate da tutte le democrazie occidentali.
Il regista Giovanni Coda (videoartista, fotografo e regista cinematografico cagliaritano) autore del film ‘Il Rosa Nudo’ la trasposizione cinematografica dell’autobiografia di Pierre Seel (2013) è giunto finalista all’Underground Film Festival di Melbourne, l’ennesimo riconoscimento ottenuto dalla pellicola e dal suo regista che si va ad aggiungere ai due premi vinti e a ben 13 selezioni in altrettanti Festival Internazionali.
Un film sperimentale, girato interamente in bianco e nero, ambientato tra l’ex Cartiera di Quartu Sant’Elena e l’ex Poligono Militare di Siliqua (Sardegna) che non solo ripercorre la vicenda di Pierre Seel, in particolare dell’episodio drammatico della fucilazione del suo amante da parte dei nazisti ma anche la teoria ‘pseudo-scientifica’ di Carl Peter Veernet sulla presunta cura degli omosessuali, anticamera delle persecuzioni naziste verso gli omosessuali.
Un film che aiuta a comprendere appieno la tragedia umana non solo di Pierre Seel e dei sopravvissuti ma anche di chi non ce la fece a riconquistare la libertà
nell’inferno dei campi di sterminio nazisti.
Incarcerati, torturati e uccisi per la sola colpa di essere se stessi!