Quante volte si è sentito affermare che dietro a una persona omofoba si nasconde (il più delle volte) una persona gay repressa la quale non si è ancora accettata? Molte volte ma sempre meno degli attacchi di bullismo a sfondo omofobico che avvengono in Italia come nelle nazioni in cui sono in vigore leggi a tutela dei diritti civili dei cittadini LGBT.
Un caso rappresentativo potrebbe essere quello di Mikhail Ivan Gallatinov e Marc Goodwin che si sposeranno a breve all’interno della prigione britannica di Full Sutton in East Yorks. Il loro matrimonio sarà il primo a essere celebrato in una prigione ma non è questo il motivo che rende significativa la vicenda ma la loro storia carceraria e in particolare maniera quella di Marc Goodwin.
Marc Goodwin, 31 anni sta scontando una condanna di 18 anni per l’omicidio nel 2007 di Malcolm Penfold, 57 anni a Blackpool. La ‘colpa’ di Malcom Penfold? Aver incrociato Marc Goodwin e la sua banda che pattugliava le strade in cerca di omosessuali.
Mikhail Ivan Gallatinov, 40 anni di Manchester invece sta scontando una condanna di 20 anni per l’omicidio nel 1997 “Ben pianificato, insensibile, immotivato e a sangue freddo” del suo amante di 28 anni, Adrian Kaminsky.
Un omosessuale e un omofobo, entrambi spietati assassini che si incontrano dietro le sbarre e si innamorano a tal punto da decidere di sposarsi. Naturalmente non potranno condividere una cella in comune e nessuna sterlina proveniente dai contribuenti sarà spesa per il matrimonio.
Il caso di Marc Goodwin conferma quanto affermato in precedenza riguardo al fatto che dietro la maggior parte degli omofobi si nasconda un omosessuale represso e al tempo stesso essere a tal punto terrorizzato dal fatto di esserlo che l’unico modo di vivere è quello di combattere il loro vero ‘io’.
Sul sito gay.it è apparso un articolo interessante che riporta alcune conversazioni avute da alcuni utenti omosessuali sul network Reddit, con riferimento al fatto che prima di accettarsi erano omofobi.
“Qualcuno di voi era omofobo prima di rendersi conto di essere gay, lesbica, bisessuale o trans?“. Questa la domanda che ha dato inizio alla discussione.
E poi è stata lei stessa a raccontare la sua esperienza:
“Spero di non essere l’unica. Io (ho 24 anni e sono femmina) sono cresciuta in una famiglia conservatrice e religiosa e non avevo mai conosciuto nessuno che fosse gay. Nella preadolescenza scherzavo sempre sui “froci” e cercavo di rifiutare quei maledetti gay come un modo per predicare la mia fede (stupido, lo so, ma allora aveva un senso per me). In realtà pensavo che l’idea di due donne che stanno insieme fosse disgustosa.
Poi ho preso una sbandata per una ragazza ed ho dovuto fare un grande bagno di umiltà. Ero la prima persona gay che incontravo. Dal momento che rifiutavo fortemente la cosa, ho continuato a prendere in giro e fare commenti fino a quando non mi sono conosciuta in fondo e ho dovuto fermarmi. Mi stavo provocando dolore. Era il primo passo nel lungo viaggio verso il mio vero io. Ho ancora degli amici che mi ricordano da allora e anche se ora le cose vanno bene, a volte mi sento ancora in forte imbarazzo per tutte le cose che ho detto“.
Ecco altre testimonianze:
L’utente Sergeant_Static ha scritto:
“Ero un ragazzino, crescendo in mezzo ad altri ragazzini in un ambiente conservatore (nonostante i miei genitori fossero piuttosto liberali) chiamavo “gay” le cose che non mi piacevano e le persone che non mi piacevano erano “froci”. Sapevo che essere gay significava essere femminucce e per benino ed effeminati e ci si meritava di essere presi in giro. Non capivo bene cosa dicevo, è qualcosa che ti raccontano mentre cresci. Ti dicono che è male e che le persone gay si comportano tutte in un certo modo e, sapete, le solite cazzate degli adolescenti“.
L’utente coughcoughdeusvidet ha scritto:
“Sì! Mio padre era un pastore protestante, quindi sono stato cresciuto da conservatore. Nella mia classe, io ero quello che urlava insulti omofobi a voce più alta. Soprattutto quando ho cominciato a capire che anche io provavo qualcosa per i ragazzi. Per via della mia educazione, ero disgustato da me stesso e pensavo che il solo modo per compensare questo peccato fosse combattere le persone LGBTQ+. Questo modo di pensare è cresciuto dentro di me fino a farmi pensare di togliermi la vita e provarci, in diverse occasioni“.
L’utente PandaSpacePirate ha scritto:
“Ero omofobo e transfobo fin dai primi anni del liceo. Sono cresciuto in una famiglia conservatrice e religiosa. Condannavo l’omosessualità ogni giorno. Questo potrà sembrare strano, ma il mio punto di svolta è arrivato sotto forma di sogno. Mi sono svegliato in lacrime ed ho cominciato a rivalutare tutto quello in cui credevo”.
L’utente anikidelvalle ha scritto:
“Sì, lo ero. Ero il classico caso di “guardate loro non me”. Ecco perché puntavo il dito contro i gay ovunque e li prendevo in giro con i miei amici. Non mi ha aiutato il fatto che tutti gli amici con cui sono cresciuto fossero etero (tranne per il mio migliore amico gay, il primo con cui ho fatto coming out).
Essendo in un giro di ragazzi etero per così tanto tempo, ho visto e condiviso il pregiudizio contro i gay. Questo faceva sì che avessi molta, molta più paura di accettare che sono gay. Non volevo perdere i miei amici (sono davvero fighi) e non volevo passare il resto della vita scolastica ad evitare le stesse persone. Quindi, ho imparato ad essere omofobo per rimanere con il gruppo dei fighi. Lo so che ero patetico“.
L’utente fatimus_prime ha scritto:
“Sì. Sono cresciuto un una famiglia molto religiosa (Battisti Americani), Al liceo ero apertamente ostile alle persone che sapevo essere gay o anche solo che sospettavo lo fossero. Ho fatto coming out con i miei amici più intimi e la sola famiglia su cui potessi contare a 19 anni”.