Un uomo gay è stato giustiziato in Iran con l’accusa di ‘sodomia’ nella prigione di Rajai Shahr
L’agenzia di stampa degli attivisti per i diritti civili (HRANA) ha riportato la notizia dell’esecuzione della condanna a morte di 10 detenuti presso la prigione di Rajai Shahr – città settentrionale di Karas – avvenuta il 29 giugno scorso.
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Secondo alcune fonti tra questi 10 detenuti – giustiziati dalle autorità iraniane – c’era Iman Safari-rad, giustiziato con l’accusa di ‘sodomia’.
Ancora nessuna conferma da parte delle autorità in merito all’esecuzione di queste condanne a morte.
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Al Jerusalem Post, Peter Tatchell – attivista britannico LGBTQ+ – ha dichiarato che: ‹‹ Ancora una volta un altro uomo è stato giustiziato con l’accusa di ‘sodomia’, che potrebbe aver commesso o meno, con o senza consenso. Quello che è certo è che quest’uomo quasi certamente non ha ricevuto un processo equo sotto il sistema giudiziario iraniano notoriamente pervenuto. Agli imputati viene regolarmente negato l’accesso agli avvocati e ai testimoni della difesa››.
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Ricordiamo che il Codice Penale iraniano (basato sulla Legge della Sharia) punisce con 100 frustate un rapporto omosessuale ma se l’uomo ‘passivo’ è di religione musulmana: la pena di morte. Mentre un semplice bacio tra due uomini, implica una punizione corporale tra le 31 e le 74 frustate. Una situazione drammatica per la comunità LGBTQ+ iraniana.
Foto di coertina: Foto di kalhh da Pixabay
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