Il Vaticano ‘ordina’ all’Italia di modificare il DDL Zan

Il Vaticano ‘ordina’ all’Italia di modificare il DDL Zan

Alla fine, dopo tanto silenzio, il Vaticano ha deciso di fare la voce grossa contro il DDL Zan e la Legge contro l’omotransfobia

Sin dalla sua nascita, il DDL Zan ha subito numerosi attacchi e atti politici con il solo scopo affossarla da parte delle forze politiche e associazioni di estrema destra, oltre ai gruppi di estremismi religiosi ma adesso è il Vaticano a entrare a gamba tesa nell’aria di rigore. Il Vaticano (Stato estero e indipendente) ha inviato tramite il Segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede (Il ministro degli Esteri) monsignor Paul Richard Gallagher, una nota ufficiale all’indirizzo del Governo Italiano.

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Secondo il Vaticano, l’approvazione del testo originale del DDL Zan sarebbe una violazione del Concordato tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede (Patti Lateranensi – Regno d’Italia e Santa Sede, 11 febbraio 1929- voluti dal dittatore fascista Benito Mussolini; Revisione dei Patti Lateranensi – Repubblica Italiana e Santa Sede, 18 febbraio 1984 – Governo Craxi). Nel documento della Santa Sede si può leggere che “Alcuni contenuti della proposta riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato”.

In particolare il Vaticano si scaglia contro l’articolo 7 del DDL Zan. Quell’articolo violerebbe in pieno il Concordato che “riconosce alla Chiesa la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica”.

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Secondo le gerarchie vaticane, l’approvazione del DDL Zan nel suo testo originale, potrebbe ‘costringere’ le scuole paritarie private cattoliche e i docenti di religione a contrastare l’omotransfobia in quelle sedi con la presunta paura che un loro rifiuto possa “comportare rischi di natura giudiziaria”.

Ecco cosa afferma l’articolo 7 del DDL Zan.

Art. 7. (Istituzione della Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia)

  1. La Repubblica riconosce il giorno 17 maggio quale Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, al fine di promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, in attuazione dei princìpi di eguaglianza e di pari dignità sociale sanciti dalla Costituzione.
  2. La Giornata di cui al comma 1 non determina riduzioni dell’orario di lavoro degli uffici pubblici né, qualora cada in un giorno feriale, costituisce giorno di vacanza o comporta la riduzione di orario per le scuole di ogni ordine e grado, ai sensi degli articoli 2 e 3 della legge 5 marzo 1977, n. 54.
  3. In occasione della Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia sono organizzate cerimonie, incontri e ogni altra iniziativa utile per la realizzazione delle finalità di cui al comma 1. Le scuole, nel rispetto del piano triennale dell’offerta formativa di cui al comma 16 dell’articolo 1 della legge 13 luglio 2015, n. 107, e del patto educativo di corresponsabilità, nonché le altre amministrazioni pubbliche provvedono alle attività di cui al precedente periodo compatibilmente con le risorse disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

Niente carcere e nessun rischio giudiziari per chi decida di non organizzare manifestazioni nella Giornata Nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia. Alla fine, l’obiettivo reale delle gerarchie vaticane è semplicemente quello di affossare definitivamente il DDL Zan. Anche perché un piccolo cambiamento del testo originale, comporterebbe un nuovo passaggio alla Camera (che l’aveva già approvata) con il rischio di una bocciatura.

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