“Per cosa sono da meno di lui? Per intelligenza? Per ricchezza interiore? Per sensibilità? Per forza? Per importanza? Perché devo subire la sua superiorità?”. Queste sono le domande che si fa Nicolaj Kavalerov, personaggio principale del romanzo “Invidia” (Del 1928 dello scrittore sovietico Jurij Olesa) nei confronti del suo nemico personale Babicev. Un chiaro esempio di uno dei 7 vizi capitali ovvero l’invidia.
Diciamo che l’erba del vicino è sempre più verde. Si può essere invidiosi di oggetti materiali, della carriera lavorativa di un nostro collega oppure di un amico e non sarebbe l’unico episodio ma forse l’invidia maggiore scatta a livello fisico. E dove la natura non si è dimostrata tanto benevola, ci pensa la chirurgia plastica a “rimediare”.
Sfatiamo il mito che l’invidia del corpo è solo al femminile, infatti, anche gli uomini non sono immuni, perché pure loro si affidano sempre di più alle cure del chirurgo plastico per qualche ritocco a base di botulino ma anche per interventi più consistenti ed elaborati.
Se le donne ricorrono maggiormente alle prestazioni del chirurgo plastico per le labbra, zigomi e seno, gli uomini al contrario puntano a “modificare” le dimensioni del loro pene.
Se per le donne esibire un seno prosperoso equivale ad attirare più possibili “prede” del sesso opposto per gli uomini, il seno è sostituito dal pene e anche se la maggior parte delle donne afferma che le dimensioni non contano, nel loro più profondo intimo sanno che non è vero.
La “Sindrome da spogliatoio” sta spingendo sempre di più gli uomini italiani a rivolgersi al chirurgo per sottoporsi all’operazione di allungamento e ingrandimento del proprio pene.
Nel 2014 c’è stato un aumento di oltre il 20% degli interventi chirurgici relativi al proprio organo sessuale ma quello che colpisce maggiormente è la diminuzione dell’età dei pazienti che si rivolgono ai chirurghi specializzati: tra i 18 e i 35 anni, cultura medio-alta ed estrazione sociale molto variegata.
Durante l’incontro “Salute sessuale maschile: La nuova chirurgia mininvasiva e correttiva” il direttore del Centro di Chirurgia Genitale Maschile del Policlinico Umberto I di Roma e Presidente della Società Italiana di Chirurgia Genitale Maschile (Sicgem) Giovanni Alei ha voluto inquadrare il fenomeno che sta spingendo molti uomini a ricorrere alla chirurgia estetica e della nuova tecnica utilizzata proprio al Policlinico Umberto I di Roma.
Secondo Giovanni Alei la pratica per l’allungamento del pene è meno invasiva delle precedenti, infatti, “Viene adottata la metodica che prevede l’inserimento di un distanziatore in silicone fra pube e base del pene, che ben si adatta alle caratteristiche anatomiche del paziente. Per l’ingrandimento, il problema riscontrato nelle tecniche tradizionali è legato al grasso utilizzato. I pazienti in questo caso avvertono la sensazione di avere una sorta di strato di gommapiuma, tra la cute e i corpi cavernosi. Al Policlinico si è cominciato a usare invece il derma umano e suino liofilizzati ottenendo ottimi risultati”.
Le attuali tecniche chirurgiche consentono un aumento delle dimensioni intorno anche al 25%-30% con circa 500 interventi effettuati a oggi.
Fonte: Tiscali