La scoperta da parte dei genitori di avere un figlio/a gay/lesbica/trans può avere diverse reazioni.
Alcuni (Forse nella maggior parte dei casi) reagiscono in maniera violenta, scagliandosi contro quei figli ritenuti contro natura, una vergogna ai loro occhi e all’intera società, altri invece, reagiscono in maniera normale, amando i propri figli, amandoli per quello che sono realmente ovvero degli esseri umani.
Molti hanno dovuto subire le pressioni da parte di quei genitori che pur di apparire “normali” non hanno esitato a cacciare da casa, quei figli “anormali”, di insultarli e anche di “punirli” con la violenza fisica e psicologica.
Molti di questi giovani, purtroppo, non sono riusciti a reagire e combattere, decidendo alla fine di compiere il gesto estremo del suicidio.
Un gesto estremo che va chiamato con il suo vero nome: “Omicidio”.
Non si tratta di un suicidio ma di un vero e proprio omicidio. Tutti questi morti sono stati uccisi da persone omofobe, razziste, ignoranti e prive di ogni scrupolo, persone che avrebbero dovuto sostenerli, aiutarli e proteggerli in quanto loro figli o loro amici o loro parenti stretti.
Il coming out è un atto che non tutti riescono a compiere. Si tratta di un passo molto importante e al tempo stesso difficile che dovrebbe essere affrontato con decisione e serenità, anche se è in molti casi, può essere difficile.
La paura maggiore di un coming out è sempre la stessa. Quale sarà la reazione dei propri genitori? Nel web si possono trovare molte storie con finali commoventi e altri drammatici, sul sito Gay.it ho trovato queste 2 lettere, una scritta da una madre per i genitori con figli gay e l’altra lettera scritta da un figlio gay ai propri genitori.
Ammetto che sono lunghe, sono sicuro che non ve ne pentirete. Buona lettura.
La prima lettere è quella di Amelia, madre di un figlio gay e blogger contributor dell’Huffington Post America/ Gay Voices. Una lettera aperta a tutti i genitori con figli gay.
E così hai un figlio LGBT. Forse sei nel panico. Probabilmente hai mille domande, o forse sei in quella fase in cui hai solo punti esclamativi nel fumetto che sta sopra la tua testa. Ma è normale. Siamo genitori. Scopriamo qualcosa di importante che riguarda nostro figlio, e a volte questo ci fa uscire un attimo fuori strada. Oppure, può sembrarci la cosa più naturale del mondo. Io ad esempio non mi sono spaventata all’idea di avere un figlio gay. Non perché io sia un genitore perfetto che non si sconvolge di niente, no, è solo che perdo la testa su cose completamente diverse. Lo facciamo tutti.
Come genitori possiamo tutti avere un istante di panico quando nostro figlio è qualcosa in cui non possiamo identificarci, qualcosa che non fa parte della nostra esperienza, qualcosa di cui non conosciamo le risposte da dare ad altri. Ci spaventiamo e non sappiamo cosa fare.
Perciò se sei un genitore che sta andando nel panico all’idea di avere un figlio LGBT, fa’ un respiro profondo. Mentre inspiri, fa’ entrare tutto il panico e le preoccupazioni. Poi, mentre espiri, buttale fuori. E ora è il momento di fare ciò di cui tuo figlio ha bisogno.
Hai ancora difficoltà? Cerca di tenere a mente che questa cosa non riguarda te. Non sappiamo esattamente cosa rende le persone LGBT. Alcune persone sono gay, lesbiche, transgender e tutte le sfumature intermedie. Questo è un dato di fatto, e comunque non importa perché le persone siano LGBT, la cosa importante è che queste persone esistono. Anche se la scienza può non avere ancora scoperto come i geni funzionano, una cosa è chiara: non sei stato tu a “rendere” tuo figlio gay. Niente lo ha causato e niente avresti potuto fare per evitarlo. Ci sono persone gay in ogni nazione, gruppo etnico, religione, classe sociale, ecc. Le persone LGBT sono ovunque e ora una di queste è tuo figlio.
Può servirti anche tenere a mente che essere LGBT non è una scelta. Tutti quelli che lo pensano non hanno mai avuto una seria conversazione con una persona gay. (E se sei tra questi, devi subito andare a parlare con una persone LGBT. Ti aspetto).
Sai cosa è una scelta invece? Essere genitori. Se una donna è incinta, perlomeno in questo Paese, non è obbligata a partorire. Ci sono scelte possibili. Anche se un figlio è nato, i genitori biologici non devono fare da genitori a quel figlio. Dare il figlio in adozione è una buona scelta per i genitori che per qualsiasi motivo non possono fare i genitori. Insomma essere genitori non è obbligatorio.
Essere genitori è una scelta al 100%. Lo hai scelto. Quando scegliamo di essere genitori, accettiamo la responsabilità, l’obbligo e l’onore di amare i figli che creiamo o adottiamo. Questa responsabilità non ha note di eccezione a margine. Non si sceglie di essere genitori solo di figli che siano bravi nello sport, sani, beneducati. Si sceglie di essere genitori del proprio figlio, con tutto quello che ne consegue.
Perciò fa’ un respiro profondo e rilassati, non sprecare energia con domande inutili come “E se…”. Risparmia l’energia, te ne servirà molta perché hai un grosso lavoro da fare.
Se tuo figlio è LGBT è parte di una minoranza. Se, come la maggior parte dei genitori, sei eterosessuale, non fai parte di questa minoranza. Già questo è insolito. Molte minoranze, di etnia o religione includono tutta la famiglia. In questo caso è diverso. Puoi non essere LGBT, ma ora il tuo compito è diventare un esperto di questa minoranza. Devi imparare la storia LGBT, la situazione sociale attuale e le controversie. Questo perché devi conoscere la storia di tuo figlio, la sua situazione politico sociale e la sua realtà. Magari ti mette a disagio, magari ti fa sentire un po’ alienato, ma ricorda che non lo fai per te, ma per tuo figlio.
E tuo figlio ha bisogno di te. Ha bisogno del tuo appoggio incondizionato. I ragazzi LGBT sono 8 volte più a rischio di suicidio di quelli eterosessuali. Per i ragazzi LGBT che non hanno appoggio dalla famiglia la percentuale sale. Se vuoi che tuo figlio cresca e diventi un adulto fantastico, è tempo di metterti da parte e di mettere tuo figlio al primo posto. Perché sei un genitore e questo è il tuo lavoro.
La verità è che viviamo in un mondo pericoloso. Viviamo in un mondo pieno di crimini d’odio, chiese che propagano odio e politici anti-gay. Nel mondo in cui viviamo le persone sono fiere di ciò che odiano. E odiano tuo figlio. Tuo figlio ha bisogno di te in questa lotta, non importa quanto dura o poco piacevole possa essere. Se ci pensi tuo figlio è meraviglioso e ne vale la pena. Sei il difensore più forte di tuo figlio. Potresti essere l’unico che ha. (Continua la lettura dopo la foto).
La seconda lettera aperta è stata scritta da Patrick Bradley (Giornalista e blogger di TheGayFoodie.com) ai suoi genitori, pubblicata su Out. Genitori con non sono andati al suo matrimonio.
Cari mamma e papà,
Sono passati 890 giorni dal giorno in cui entrambi avete deciso di non partecipare al mio matrimonio. Non so perché ci ho messo così tanto a dire qualcosa al riguardo. Forse per paura di ciò che la famiglia potrebbe pensare, o dire. O forse, chissà, ho avuto paura di perdere una parte ancora più grande della mia meravigliosa, bella famiglia, a cui penso giorno e notte.
Ma il momento è arrivato, sono troppo stanco, ormai. In questi 890 giorni e notti sono stato perseguitato dalla vostra presenza, o meglio: dalla vostra assenza. Sono stanco di sognarvi ogni notte. Stanotte, poi, ho fatto un sogno ancora più sgradevole, che mi ha impedito di riaddormentarmi. Così eccomi qua: alle 06:22, dopo poco più di tre ore di sonno, vi sto scrivendo questa lettera, sapendo che mi sto perdendo una notte di sonno e domani dovrò andare al lavoro: ma preferisco avere molto sonno che poca dignità.
Per non escludere (non più) nessuno della famiglia, mando questa lettera a tutti gli interessati. Voglio che tutti sappiano ciò che è successo durante l’ultima visita che vi ho fatto, prima del mio bellissimo, meraviglioso matrimonio. Non sto scrivendo questa lettera come atto di vendetta (anche se un po’ mi sento vendicativo), ma piuttosto, lo faccio perché sono stanco di camminare sulle uova e mentire quando parlo ai miei fratelli, figliocci e nipoti. Sono stanco di dover essere “civile” con tutti e due, “per il bene della famiglia.” Sono anche stanco di ricevere regali indesiderati alle feste e ai compleanni, e sono stanco che voi abbiate il coraggio di rivolgervi a mio marito (e a me) come se niente fosse successo. Non vi vergognate?
Credo proprio sia arrivato il momento di raccontare la mia versione dei fatti, anche perché sono sicuro che voi avete già raccontato la vostra.
Voglio che sia tutto chiaro, alla luce del sole. Così posso sentire di avere una dignità quando vi incontrerò alle riunioni di famiglia, che adesso sto evitando se so che ci siete voi.
Il 13 maggio 2013, ho intrapreso il viaggio fuori dal New Jersey per portare la mamma fuori a pranzo, il giorno dopo la Festa della Mamma perché prima dovevo lavorare. La mamma è venuta a prendermi in stazione e ci siamo fermati a prendere un biglietto di auguri per uno dei ragazzi. Lungo il tragitto ti ho parlato della famiglia allargata di Michael, il mio fidanzato, che si era messa in viaggio dalla Georgia, dal Colorado e ancora da più lontano, in parte per incontrare voi, e ne era così entusiasta! E tu hai semplicemente risposto che entrambi non sareste venuti al matrimonio.
Ho fatto del mio meglio per mantenere la calma, pensando che sarei stato in grado di farvi cambiare idea prima del grande giorno.
Non eravamo ancora usciti dal negozio che stavi già citando la Bibbia, mentre attorno a noi gli altri acquirenti ignari si affaccendavano nelle loro commissioni. E non eravamo neanche arrivati alla macchina, che mi dicevi di aver paura di vedere apparire un angelo che ti intimasse: “Smetti di pregare per Patrick! Lui è già all’inferno!”. Allora ho capito che dovevo giocarmi l’ultima carta e ti ho dato un ultimatum, pur sapendo già che sarebbe stato inutile.
Ti ho spiegato, semplicemente e con calma, che se né tu né il papà foste venuti al mio matrimonio, non mi avreste mai più visto: niente feste, niente compleanni, niente visite all’ospedale, e nemmeno al vostro funerale. Quello che mi hai risposto dopo mi ha scioccato.
Sei saltata su dicendo, come se niente fosse: “Lo sappiamo! Ho parlato con papà ieri sera e ormai ci siamo messi il cuore in pace! Abbiamo deciso che ti restituiamo a Dio!” E altre cose, che ometto. Mi sono seduto in macchina, sconvolto.
Stavi veramente dicendo che preferivate non vedermi mai più, piuttosto che partecipare al mio matrimonio? Ma tu hai semplicemente cambiato argomento: “Bè, immagino che non ti vada più di andare a pranzo, adesso”. Ho aperto la portiera per scendere e tornare in stazione. E tu hai insistito: “Lascia che ti accompagni io. Almeno farò un’ultima cosa per te”. Così, giusto per togliermi ogni dubbio sulle tue intenzioni.
Mamma, papà: scegliendo di non venire al mio matrimonio, voi mi avete respinto, e avete respinto mio marito, che è la mia famiglia. Io, di ritorno, sto respingendo chiunque respinge la mia famiglia, per dignità e rispetto. Ma sono qui a offrire una soluzione.
Vi perdonerò entrambi per quello che avete fatto, se voi, di fronte all’intera famiglia, dal più giovane al più anziano, ammetterete che avete sbagliato. Se ammetterete che entrambi avreste dovuto partecipare al mio matrimonio.
Perché io penso che quello che avete fatto è vergognoso. Avete fatto a pezzi una famiglia. Ma quello che davvero mi spezza il cuore è ciò che questo ha fatto ai più giovani della famiglia, quelli che erano troppo piccoli per capire cosa stava succedendo. Quelli la cui unica possibile conclusione della vicenda è: “Patrick dev’essere cattivo” o “Deve aver fatto qualcosa di sbagliato se la Nonna non è andata al suo matrimonio”.
Siete voi a dover sopportare la vergogna, non io.
Voglio che tutti sappiano tutto. E forse stanotte, finalmente, riuscirò a dormire tranquillamente, per tutta la notte.
Con le migliori intenzioni,
Patrick.
Fonte: Gay.it.