“Profondamente ingiusto” consentire alle atlete transgender di competere negli sport femminili
Gavin Newsom, Governatore dello Stato della California è andato controcorrente all’intero del suo stesso Partito, affermando che sia “profondamente ingiusto” consentire la partecipazione delle atlete transgender nelle competizioni femminili.
Un potenziale contendente per la campagna presidenziale del 2028, Gavin Newsom oltre a guidare uno degli Stati più liberali degli Stati Uniti d’America è stato per lungo tempo un vero pioniere per i diritti civili della comunità LGBTQIA, fino ai suoi ultimi commenti sul suo nuovo podcast “This is Gavin Newsom”.
Come primo ospite Charlie Kirk, conservatore e pro-Trump. E quando si è trattato di discutere sulla questione delle atlete transgender nelle competizioni femminili, i due si sono trovati d’accordo.
“Penso che sia un problema di equità. Sono completamente d’accordo con te su questo “, ha detto Newsom. “È una questione di equità, è profondamente ingiusto. Dobbiamo possederlo. Dobbiamo riconoscerlo”.
Dichiarazioni che hanno scatenato l’opposizione di numerosi democratici: “Ci siamo svegliati profondamente malati e frustati da queste osservazioni”.
L’ex sindaco di Chicago Lori Lightfoot ha definito “disgustose” le osservazioni del Governatore Newsom sugli atleti transgender.
E pensare che l’attuale Governatore democratico californiano nella sua lunga carriera politica in fatto di diritti LGBTQIA si sia sempre posto alla sinistra del Partito Democratico. Nel 2004, come Sindaco di San Francisco ordinò all’impiegato della città di rilasciare licenze di matrimonio tra persone dello stesso sesso, quando non erano ancora consentite sia dalla Legge Statale sia da quella Federale. Non solo, infatti, ha reso la California il primo santuario per i giovani transgender, oltre ad aver protetto i curricula scolastici che includevano la storia LGBTQIA.
Un segnale che potrebbe significare un netto cambiamento di pensiero da parte del Governatore della California, Gavin Newsom sui diritti civili LGBTQIA.