Radio Padania venduta a un calabrese

Radio Padania venduta a un calabrese

Radio Padania venduta a un calabrese

Nei primi anni di vita politica della Lega Nord la parola d’ordine era, oltre “Roma Ladrona, la Lega non perdona” anche “Terun”. Parola utilizzata come dispregiativo per i cittadini italiani da Roma in giù ma alla fine tra ex Partito di Governo, inchieste giudiziarie, diamanti sudafricani, lauree acquistate in Albania, il “Terun” è stato sostituito dalle ruspe.

La crisi finanziaria che ha colpito la Lega Nord (E non solo loro) ha reso necessario il taglio dei rami secchi, cercando al tempo stesso di fare cassa e così dopo la chiusura di Telepadania (2014) e del quotidiano di Partito “La Padania” (2015) è venuto il turno di Radio Padania. La radio della Lega Nord è stata venduta al proprietario della galassia RTL, Lorenzo Suraci.

Imprenditore di origini calabresi e membro del Consiglio Generale di Confindustria Radio TV.

I costi dell’operazione?

Secondo quanto riporta Huffington Post Italia, nelle casse della Lega Nord sono entrati circa 2,1 milioni di euro, anche se, voci leghiste affermano che le entrate risultano inferiori a quelle dichiarate dalla stampa.

A questo punto Radio Padana si trasformerà da radio politica a radio locale finanziata tramite i ricavi della pubblicità ed eventuali donazioni da parte dei sostenitori.

radio-padania

Lo stesso Matteo Salvini (Attuale Segretario Nazionale della Lega Nord) aveva incominciato la sua carriera politica all’interno della Lega Nord proprio da Radio Padania ma dopo la sua elezione a Segretario Nazionale ha deciso di puntare sulla propaganda social come Twitter e Facebook.

Il Direttore Alessandro Morelli ha spiegato all’AGI il nuovo corso:La radio non chiude ma non ha più alcun sostegno pubblico, i nostri unici editori saranno gli ascoltatori, oltre alla pubblicità. L’operazione è stata avviata prima dell’estate ma ancora non è conclusa: per questi tipi di contatti ci vuole tempo, sono necessari diversi passaggi al ministero. Noi manterremo tutto l’asse che ho chiamato A4 col nome dell’autostrada Torino-Venezia, e che quindi comprende Cuneo, Torino, Milano, Bergamo e Brescia fino al Veneto. Al di fuori di quest’asse manterremo alcune realtà come Varese e Como, Pavia, Alessandria e qualche ripetitore in Emilia”.

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