“PrayForParis” e “La Francia è in guerra”. Queste 2 frasi potrebbero rappresentare appieno il post attentati terroristici che hanno sconvolto, non solo la Francia ma il mondo intero.
L’ISIS, l’oramai nota organizzazione terroristica di matrice islamica ha dimostrato di poter colpire in sequenza nel cuore dell’Europa, dimostrando che nessuno di noi è al sicuro, neppure in casa propria.
La Francia aveva già subito un grave atto terroristico ai danni della redazione del settimanale satirico “Charlie Hebdo” dove morino alcuni membri e collaboratori del giornale (Accusati dagli integralisti islamici di aver “preso” in giro Allah), senza dimenticare l’episodio al market di cibi tradizionali ebrei ma anche Londra e Madrid hanno provato sulla propria pelle il fanatismo religioso di matrice islamica con gli attentati subiti diversi anni addietro.
Gli attentati del 13 novembre 2015 hanno riportato in primo piano la guerra che si sta ormai combattendo da diversi anni e che “stranamente” la maggior parte di noi dimentica e la frase del Presidente francese Hollande “La Francia è in guerra” detta al mondo intero, circolava sottovoce nei corridoi del potere da molto tempo e non solo in Francia, sia ben chiaro. Frase detta sottovoce per non preoccupare nessuno e per continuare a illuderci che la guerra non era la guerra e che si combatteva in casa di altri.
A questo punto non deve sorprenderci e tanto meno allarmarci di possibili “venti di guerra” che potrebbero soffiare in Europa. Il mondo occidentale è da anni in guerra contro l’estremismo islamico, questa è la verità.
Ricordiamo che i cieli della Siria sono sorvolati da caccia militari dell’Alleanza occidentale guidata dagli Stati Uniti d’America che scaricano milioni di tonnellate di bombe e al tempo stesso, “combattono” i caccia dell’aviazione russa, anche loro impegnati in azioni di guerra contro le postazioni dell’ISIS ma con una differenza molto importante.
L’instabilità delle zone “calde” è aumentata dopo la caduta dei vari regimi, diventando terreno fertile per l’integralismo di matrice islamica, facendo avverare anche una “profezia” dell’ex Colonello Gheddafi quella che dopo lui, l’Europa sarebbe stata invasa da milioni di clandestini e da terroristi infiltrati pronti a tutto per uccidere.
Atto che ha drammaticamente portato la Libia nel baratro della guerra civile e alla presa di potere dei gruppi integralisti, dando il via all’invasione massiccia dell’Italia e dell’intera Europa di clandestini, di immigrati, di disperati e di aspiranti terroristi.
Durante il Summit dei G20, che si è tenuto qualche giorno dopo gli attentati in Francia, il Presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato pubblicamente che l’organizzazione terroristica di matrice islamica ISIS è sovvenzionata da persone fisiche e da interi Governi, e alcuni di essi fanno parte del gruppo dei G20 come l’Arabia Saudita e la Turchia.
Un’accusa molto pesante quella lanciata dal Presidente Putin con una lunga lista di nominativi (In maggioranza turchi), molti di essi riscontrati nei documenti ritrovati dalle forze speciali statunitensi nell’abitazione-bunker di Abu Sayyaf ex capo delle finanze dell’ISIS (Ucciso nel maggio scorso) che si occupava di vendere illegalmente gas e petrolio. Anche le lobby degli armamenti internazionali “finanziano” la causa dell’estremismo islamico, commerciando “sottobanco” le armi.
Cosa fare? Iniziamo a chiamare le cose con il loro nome: Guerra. Che ci piaccia o no, siamo in guerra contro il terrorismo di matrice islamica. Una guerra non convenzionale, che si combatte non solo in Siria, Iraq o in Libia ma anche a casa nostra, dove ognuno di noi potrebbe essere il prossimo bersaglio dei fanatici islamici dell’ISIS.
L’unica mossa possibile per noi cittadini è quella di continuare a vivere come sempre, senza però abbassare le difese. Non possiamo fare il gioco dei terroristi, avendo il terrore di uscire da casa e smettere di essere noi stessi. Loro vogliono questo. Loro odiano il nostro modo di essere liberi e li possiamo combattere anche continuando a vivere liberamente come abbiamo sempre fatto.