Una sentenza che sicuramente non sarà recepita dalla Russia
Una battaglia legale durata 3 anni per arrivare a questa sentenza da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nei confronti della Russia.
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Questa azione per i diritti civili LGBTQ+ in Russia è partita grazie alla denuncia di 3 coppie cui il Governo di Mosca aveva negato il diritto a sposarsi. E così nel 2021, la Terza Camera stabilì (con voto unanime) che il rifiuto da parte del Governo di Mosca a qualsiasi riconoscimento legale delle coppie dello stesso sesso, violasse i diritti umani dell’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
In riposta, Mosca il 12 ottobre dello stesso anno chiese il parere della Grande Camera della Corte. Che è stata negativa nei loro confronti.
Nonostante la Russia non faccia più parte della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo nel settembre 2022 a causa del conflitto russo-ucraino, il tribunale europeo mantiene la giurisdizione sulle denunce presentate prima di quella data.
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Il Governo di Mosca ha dichiarato che per loro l’estensione del matrimonio anche alle coppie dello stesso sesso sarebbe una violazione della stessa Costituzione russa, oltre che essere, contraria all’ordine pubblico. E che la famiglia tradizionale (uomo e donna) “è un valore fondamentale della società russa”.
Una vittoria per l’intera comunità LGBTQ+ come dichiarato da Maria Walsh, vicepresidente dell’Intergruppo LGBTI: “Giorno glorioso per la nostra comunità. È giunto il momento che le famiglie arcobaleno ottengano la protezione e il riconoscimento che meritano, continueremo a fare pressioni per garantire che questa sentenza si traduca un giorno in un riconoscimento obbligatorio delle relazioni nei casi transfrontalieri”.
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Però anche nel cuore dell’Unione Europea ci sono membri che ancora non forniscono alcun quadro giuridico per le coppie dello stesso sesso: Bulgaria, Lettonia, Polonia, Romania e Slovacchia.
Siamo certi che a breve, questi membri si mettano in regola con il riconoscimento legale delle coppie dello stesso sesso.