Justin Fashanu. Gay e calciatore.

Il calcio e il “problema” dei calciatori gay esiste solo in Italia. Possiamo anche affermare che l’ambiente calcistico italiano è uno dei più omofobi al mondo ma sino a oggi non state fatte azioni concrete per contrastare questo fenomeno.

La campagna dei lacci arcobaleno indossati dagli sportivi, compresi i calciatori per combattere l’omofobia in ogni sport è un’azione lodevole ma forse troppo debole perché riesca a contrastare o al massimo scalfire il muro di omofobia che circonda il mondo dello sport e del calcio.

Roberto Mancini, ex giocatore di calcio e attuale allenatore dell’Inter ha rilasciato al quotidiano La Repubblica una dichiarazione riguardante i giocatori di calcio gay: “Se credo nella famiglia gay? Assolutamente nulla in contrario. L’ha detto anche il Papa, che è un fenomeno, uno di un’altra categoria: chi sono io per giudicare un gay? Se esistono gay nel calcio? Se li avessi incontrati, o se li incontrerò, non me ne importerebbe nulla. Se ce ne sono molti fuori dal calcio ce ne saranno anche dentro, no? E poi sono fatti loro. Anche questo è un problema molto italiano: all’estero alcuni sportivi ne hanno parlato tranquillamente”.

Vero che all’estero la situazione è leggermente migliore che nel nostro Paese, perché ancora oggi nessun giocatore di calcio di serie A o B o delle categorie minori, ancora in attività ha dichiarato pubblica la sua omosessualità ma bisogna ricordare che la maggior parte dei coming out fatti da calciatori stranieri sono stati fatti o a fine carriera oppure a causa dell’interruzione della stessa per qualche infortunio ma solo pochi hanno avuto il coraggio di dichiararsi durante la carriera.

Purtroppo dichiararsi gay nel mondo del calcio ancora in attività non è facile, infatti, alcuni coming out hanno rovinato la carriera e in casi estremi anche la vita dei giocatori ma in altri casi è andato tutto per il meglio.

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Justin Fashanu. Giocatore di calcio britannico che con il coming out negli anni ’90 ha fatto conoscere al mondo intero l’esistenza di sportivi omosessuali anche a costo della sua stessa vita.

Justin Fashanu, figlio di un avvocato nigeriano dopo il divorzio dei genitori, all’età di sei anni lui e il fratello furono allevati dalla famiglia Jackson ad Attleborough (Norfolk). Justin Fashanu entrò nel calcio professionista nel 1979 con la Norwich City per poi divenire nel 1981 con la Nottingham Forest di Brian Clough, il primo calciatore nero britannico con un valore di cartellino di un milione di sterline.

La carriera di Justin Fashanu subì un calo, dovuto anche allo scontro con l’allenatore Clough alle voci delle sue frequentazioni di locali e bar gay. Clough non sopportava queste dicerie che un giorno lo chiamò “Un fottuto frocio” e anche nella sua autobiografia ricordò un altro episodio di scontro con il giocatore:

Clough: Dove vai se vuoi una pagnotta?

Fashanu: Da un fornaio, immagino.

Clough: Dove vai se vuoi un cosciotto d’agnello?

Fashanu: Da un macellaio.

Clough: Allora perché continui ad andare in quei cazzo di locali per froci?”.

Alla fine nel 1990 decise di fare il passo più importante della sua vita ovvero quello di dichiararsi pubblicamente e, infatti, fu il primo giocatore di calcio professionista ancora in attività a dichiararsi gay. Purtroppo per lui la reazione fu devastante sia da parte del mondo sportivo sia dalla stessa comunità nera britannica che lo accusava di averla ricoperta di vergogna con quella dichiarazione e anche la stampa non ci andò tanto per il sottile: “Un affronto alla comunità nera… un danno d’immagine… patetico e imperdonabile”. Pure suo fratello John, giocatore di calcio pure lui lo rinnegò pubblicamente.

La sua carriera crollò del tutto a tal punto che nel 1995 si recò negli Stati Uniti d’America per giocare presso l’Atlanta Ruckus nella Major League Soccer ma fu sospeso e alla fine si ritirò dai campi di calcio giocati per intraprendere la carriera di allenatore con il Maryland Mania Club, nuova formazione di calcio.

Tre anni dopo fu accusato di stupro da un ragazzo diciassettenne di Ashton Woods (Maryland) che si era recato di sua spontanea volontà in casa di Justin Fashanu dove aveva assunto alcolici, fumato marijuana. Secondo il ragazzo, Justin Fashanu l’aveva narcotizzato per poterlo violentare, a questo punto fu interrogato dalle autorità che lo rilasciarono libero perché offrì la massima collaborazione.

Quando gli agenti di polizia si recarono nel suo appartamento per il prelievo di campioni biologici per l’esame del DNA lo trovarono vuoto da diversi giorni, infatti, Justin Fashanu era riuscito a rientrare nel Regno Unito sotto falso nome nella speranza di trovare l’appoggio degli amici e di ex-agenti per organizzare la sua difesa. Una speranza vana, perché tutti gli voltarono le spalle.

Il 3 maggio del 1998 fu trovato il suo cadavere in un garage a Shoreditch, Londra che aveva forzato la notte prima. Si era suicidato impiccandosi.

Lasciò un biglietto d’addio in cui affermava di essere innocente: “Desidero dichiarare che non ho mai e poi mai stuprato quel giovane. Sì, abbiamo avuto un rapporto basato sul consenso reciproco, dopodiché la mattina lui mi ha chiesto denaro. Quando io ho risposto ‘no’, mi ha detto: ‘Aspetta e vedrai’. Sperò che il Gesù che amo mi accolga: troverò la pace, infine”.

A distanza di anni rimane ancora un mistero di come si svolsero i fatti concernenti l’accusa di stupro.

Altri giocatori dopo di Justin Fashanu hanno avuto la fortuna di continuare a giocare a calcio come professionisti dopo il loro coming out ma la guerra contro la discriminazione sessuale nello sport e in particolar modo nel calcio è ancora da vincere.