La crisi economica della Grecia non è terminata e anche se il Governo guidato dal Premier Alexis Tsipras ha firmato un accordo sui debiti con i suoi creditori rimane un sorvegliato speciale.
Oggi il Parlamento ellenico si ritroverà a votare il secondo pacchetto di riforme concordato durante gli ultimi accordi con i creditori per vedersi sbloccare gli aiuti finanziari che darebbero una boccata d’ossigeno alle vuote casse statali greche.
Il pacchetto in questione comprende la riforma del sistema bancario e sul sistema giudiziario mentre slitterà all’ 8 agosto la votazione relativa alla riforma delle “Baby Pensioni” forse per costatare il livello di spaccatura all’interno di Syriza, il Partito del Premier Alexis Tsipras.
Il neo Ministro delle Finanze ellenico, Euclid Tsakalotos durante il dibattito parlamentare ha chiaramente avvisato il Parlamento e in particolar modo i membri di Syriza che è fondamentale che le riforme siano approvate in maniera tale da far avviare nella prossima settimana le trattative relative al terzo salvataggio della Grecia.
Standard & Poor’s ha modificato il rating della Grecia facendolo passare da CCC- a CCC+ con un outlook stabile.
Mercoledì scorso il Premier ellenico Alex Tsipras aveva ottenuto “solo” 123 voti dal suo stesso Partito Syriza ben al di sotto del totale teorico dei 162 voti senza i voti della Sinistra del Partito e a questo punto secondo gli analisti di Mps Capital Services: “Oggi sarà importante verificare se il Governo otterrà almeno 120 voti, pena le dimissioni del governo stesso nel qual caso si aprirebbero le porte ad elezioni anticipate a settembre. In caso contrario l’ipotesi di elezioni anticipate si sposterebbe a ottobre/novembre”.
A questo punto sorge una domanda: E se l’accordo tra la Grecia e i suoi creditori non fosse andato in porto?
Ebbene secondo il reportage di To Vima (Quotidiano greco) firmato da Pavlos Papadopoulos, il Premier ellenico Alexis Tsipras era pronto al Piano B con l’aiuto di Mosca.
To Vima ricorda l’ultima intervista rilasciata da Tsipras alla rete ERT in cui affermò di essere “Consapevole del fatto che l’introduzione della moneta nazionale non sarebbe stata possibile senza la disponibilità di una notevole quantità di denaro in Grecia”.
Somma che fu chiesta al Governo di Mosca: “Perciò chiese a Mosca di prestare (ad Atene) 10 miliardi di dollari da usare per sostenere la dracma”.
La Russia non disse di “No” alla richiesta del Governo greco ma l’ha prese in considerazione con un prestito di 5 miliardi di dollari come “acconto” per la costruzione del gasdotto South Stream ma nello stesso tempo il Governo ellenico bussò ad altre porte: “Erano state avanzate richieste di prestito all’Iran e alla Cina, ma nessuno dei due Paesi ha ceduto alla tentazione in quanto non avrebbero tratto alcun beneficio ad essere coinvolto in un’azione contro l’Eurozona”.
Il reportage di Pavlos Papadopoulos intitolato “Leonid, Alexis e Panagiotis” con il sottotitolo “L’ex agente del Kgb, il flirt con Syriza, i viaggi a Mosca e il prestito che non è mai stato concesso” mette in luce dettagli presunti e sconosciuti dei retroscena degli ultimi mesi della crisi greca e del curioso riavvicinamento tra la Grecia e la Russia.
E se la Grecia fosse entrata nell’orbita della Russia con la sua nuova dracma cosa sarebbe accaduto all’Unione Europea e all’Euro?
Fonte: Google News; Bluewin; Finanza Online; Verosimilmente Vero.